Fino al 2022 Azimut ha sostenuto il progetto dell’Associazione Verso il Kurdistan a sostegno dell’Ospedale nel campo profughi di Makhmur, nel Sud Kurdistan (Nord Iraq), situato a 100 km da Mossul nel deserto iracheno.
Il campo è popolato da 14 mila profughi curdi sopravvissuti alle violenze e alle evacuazioni forzate dai loro villaggi in Turchia.
Oggi il Campo di Makhmur è stato riconosciuto come municipalità, e, per questo, riceve un piccolo contributo dallo Stato centrale. L’Onu, invece, non c’è più a Makhmur, dal 2014.
La popolazione del Campo è aumentata, si sono formati nuovi quartieri, ma non si riescono a fare nuovi progetti per mancanza di fondi. C’è il problema delle fogne scoperte che, soprattutto d’estate, sono maleodoranti e inquinanti. La corrente elettrica arriva con intermittenza, al massimo per dodici ore al giorno. L’acqua è inquinata e scarseggia.
Il popolo di Makhmur è riuscito negli anni a garantire la propria sopravvivenza nel campo, grazie ad un sistema di autogoverno democratico.
Azimut onlus ha contribuito alla costruzione di un piccolo ospedale che integra le cure minime offerte da un’infermeria autogestita. L’intervento permette di far fronte alle patologie dovute alle difficili condizioni climatiche e all’inquinamento delle falde acquifere, all’alta incidenza di malattie dell’apparato respiratorio e dei reni, alle complicanze del parto, alle disabilità e ai crescenti casi di cancro causati dalle armi all’uranio impoverito usate dall’esercito turco contro i curdi.
I lavori per la costruzione dell’ospedale hanno subito dei rallentamenti perché il campo è stato attaccato e conquistato dall’ISIS negli scorsi anni; le forze di autodifesa hanno poi ripreso il pieno controllo del campo. E oggi l’ospedale è stato completato ed è funzionante.
La nuova struttura dell’ospedale di Makhmur comprende: un pronto soccorso, due ambulatori, una camera di degenza con quattro posti letto per le emergenze, una sala parto e incubatrice (da ottobre dello scorso anno, sono già nati 11 bambini), un centro per i raggi x, un laboratorio analisi, un reparto fisioterapico e un centro per ragazzi down. Sono impegnati nella struttura quattro medici volontari del Campo che ricevono un contributo di sussistenza, ma che non possono operare in quanto non sono in possesso della cittadinanza irachena e dunque impossibilitati a specializzarsi. Molti malati del Campo vengono curati a casa. Ogni quartiere ha costituito un gruppo di lavoro per seguire i malati a domicilio del proprio quartiere.
Con i fondi del 2019 abbiamo contribuito all’acquisto di un’AMBULANZA, donata all’Ospedale.
Con i fondi del 2020 abbiamo contribuito all’acquisto di respiratori polmonari, necessari al contrasto del Covid-19.
Con i fondi del 2021 contribuiremo al potenziamento del Centro per i ragazzi down, che è un’eccellenza unica in zona, non esiste un centro di questo tipo né ad Hawler, né a Mosul, né a Kirkuk. Doneremo il centro di materiali didattici. E’ previsto anche un sostegno economico alle famiglie dei ragazzi down.
Un altro tipo d’intervento che la struttura dell’ospedale ha predisposto è la realizzazione di campagne su educazione alimentare nelle scuole, dove studiano 3.500 bambini .
Le cure e i medicinali vengono forniti gratuitamente alle famiglie che non possono pagare, altrimenti chi può contribuisce. E questo vale anche per chi viene dall’esterno, indipendentemente dal fatto che siano kurdi, arabi, yazidi, cristiani..
Qui sotto alcune foto dell’ospedale scattate da una delegazione italiana dell’Associazione Verso il Kurdistan in visita a marzo 2019.